Intervista per BeProf, la piattaforma di servizi per liberi professionisti
Le sfide della libera professione
Ciao e benvenuti su BeTalks, il podcast di BeProf che parla con la voce dei liberi professionisti. Io sono Elisabetta Presenti, una coach e trainer aziendale e sono anch’io una libera professionista. Oggi ho qui con noi Antonio Oriolo, consulente finanziario indipendente e fondatore dello studio Semplice Investire di Brugherio (Monza e Brianza). È un onore averti qui, grazie mille del tuo tempo.
Antonio, raccontaci un po’ chi sei, che cosa fai e come sei diventato un consulente finanziario?
Io sono un consulente finanziario indipendente e sono diventato consulente finanziario e libero professionista in un momento in cui ero alla ricerca di una maggiore autonomia organizzativa. Sentivo forte il bisogno di gestire in modo più autonomo il mio tempo e sono riuscito a farlo anche grazie ad una grande passione che ho per la finanza, l’economia e la finanza comportamentale. Tutto ciò mi ha permesso di realizzare questo progetto e avviare un mio studio di pianificazione finanziaria e consulenza su investimenti.
Che cosa fa esattamente un consulente finanziario?
Un consulente finanziario può avere sicuramente approcci diversi alla professione. Io cerco di guidare le persone e le famiglie verso una pianificazione finanziaria complessiva, che riguarda un po’ tutti gli aspetti della vita finanziaria di una persona: partendo dal bilancio familiare, analizzando la situazione previdenziale, la gestione dei rischi personali relativi al patrimonio e, poi, guardando anche agli investimenti, sempre adottando un approccio di pianificazione per obiettivi.
C’è stato un momento specifico nella tua vita in cui hai sentito il bisogno di questa maggiore autonomia organizzativa e quindi hai veramente sentito la spinta per poi decidere di fondare il tuo studio?
Se devo essere sincero, ho avuto proprio una giornata in cui ho fatto un click. Era una giornata di particolare stress al lavoro e vivevo anche un momento personale in famiglia, complicato, perché con l’arrivo dei bambini è sicuramente aumentato anche l’impegno familiare. C’è stata quella giornata in cui mi sono detto: “ok, posso provare a cambiare, posso provare a fare qualcos’altro che mi dia maggiore autonomia e che in qualche modo mi permetta di realizzare una mia passione”. Lo ricordo in modo molto chiaro.
E quanto tempo è passato da quando hai avuto quell’idea alla concretizzazione, invece, della tua nuova vita da libero professionista?
È passato circa un anno, perché sicuramente non è un lavoro che si improvvisa. C’è stato tutto un periodo di preparazione e di pianificazione, anche personale perché, quando iniziamo una libera professione è un po’ come se facessimo nascere una piccola start-up e quindi dobbiamo pianificare bene questa transizione. Si parte quasi da zero, bisogna costruire la fiducia attorno alla propria persona, attorno alla propria professione. Inoltre, c’è una transizione mentale che si deve affrontare, soprattutto se sei abituato a lavorare come dipendente da 15 anni: devi avere un approccio differente nella libera professione. Devi essere davvero multidisciplinare e riuscire ad occuparti di tante cose anche molto diverse tra loro. La fase di set-up è stata quella più faticosa e poi, gradualmente, sono riuscito a dedicarmi anche alle cose che mi piacciono di più.
La pianificazione finanziaria
Prima parlavi di sfide nei prossimi anni in Italia rispetto a questa professione. Che cosa intendevi esattamente?
Quando ho iniziato non si parlava tanto di pianificazione finanziaria, si parlava solo di investimenti: “fai questo investimento perché ha questo rendimento”. Adesso, invece, vedo che tanti professionisti si stanno spingendo verso un approccio di financial planning. Ciò porterà sicuramente un vantaggio alle famiglie e alle persone che desiderano adottare questo modello per la gestione delle proprie finanze, che, ricordiamo, non riguarda solo gli investimenti, ma anche il bilancio personale, familiare: bisogna partire sempre dalle basi. Significa avere un percorso da seguire che, una volta realizzato, possa portare anche a una maggiore flessibilità nelle proprie scelte di vita.
Quindi la tua professione si rivolge, in particolare, a liberi professionisti e persone che hanno la necessità di pianificare maggiormente le proprie finanze. Hai un target specifico?
Il target a cui mi rivolgo sono tutte quelle persone che hanno la consapevolezza di aver bisogno di qualcuno che le aiuti in determinate aree o a costruire un piano finanziario. E quindi, sicuramente, i liberi professionisti sono una di queste categorie, perché c’è tutto un tema di gestione dei rischi, di pianificazione associata alla propria attività, ma in concomitanza ad una pianificazione personale e finanziaria che consideri anche il tenore di vita, della persona e della famiglia. E poi, un po’ per affinità elettive, tra i miei clienti ci sono anche molte famiglie e neogenitori: sono proprio quelle fasi della vita dove ci si accorge di aver più bisogno di un piano, magari si hanno dei progetti e non si sa bene come realizzarli. Un supporto esterno può essere utile per capire come realizzarli, se può essere fatto tramite gli investimenti, di che tipo di risparmio c’è bisogno.
Esempi ed errori
Quali sono le situazioni che vedi di più nel momento in cui qualcuno si rivolge a te?
Il mio contributo è anche cercare di prioritizzare quelli che sono i progetti di vita più importanti, in modo tale da far confluire le proprie risorse e le proprie energie verso la loro realizzazione. Presi un po’ dalla frenesia della vita quotidiana, non ci si è mai fermati a ragionare sui progetti più interessanti, sugli obiettivi di vita che poi hanno un impatto finanziario. Cerco di aiutare a far venir fuori quali sono le priorità, i sogni nel cassetto.
È interessante, quindi fai un lavoro di accompagnamento per avere un po’ una visione di insieme della propria vita anche nel medio-lungo termine, perché mi viene da dire che a volte le persone magari guardano solo alla fine del mese, al breve termine. È vero o è una mia impressione?
È vero, è uno dei motivi per cui forse si soprassiede o si procrastina nell’avvicinarsi alla realizzazione di un piano finanziario. Avere uno sguardo di medio-lungo periodo, invece, potrebbe anche motivarci di più nella gestione del bilancio familiare e del risparmio, perché ci dà un obiettivo a lungo termine da realizzare che per noi è importante. Quindi, sicuramente, il tempo è uno di quei fattori che gioca molto a nostro vantaggio. Se riusciamo a fare delle scelte finanziarie in anticipo, possiamo sfruttare il fattore tempo. E questo vale per esempio per la nostra previdenza, perché fare delle scelte rispetto a un fondo pensione comporta dei vantaggi fiscali importanti nel lungo termine. Anche per gli investimenti è noto che uno dei fattori più importanti negli investimenti è quello che si riesce ad ottenere proprio sfruttando il fattore tempo, quindi avendo la pazienza di far lavorare le nostre risorse per noi con gli investimenti che facciamo.
Quindi il tempo come un alleato della pianificazione finanziaria di ognuno di noi?
Il tempo è sicuramente un alleato: anche solo un anno, nel lungo periodo, fa la differenza.
E Antonio, rispetto ai clienti che si rivolgono a te, ci sono degli sbagli che vedi più spesso?
Sì, ne vedo in particolare due. Sicuramente parlare di pianificazione previdenziale, soprattutto a persone che hanno magari tanti anni di lavoro davanti a sé, non stimola molto: lo si vede come qualcosa di molto in là nel tempo e quindi l’approccio più comune è “forse poi ci penserò”. Invece è importante prendere delle decisioni adesso, perché le decisioni che prendiamo adesso hanno un impatto su quello che succederà alla nostra pensione fra 25 o 30 anni. E quindi il mio sforzo è anche quello di far capire la differenza: fare una scelta ora decidendo, ad esempio, un piano di investimento su un fondo pensione, che impatto può avere rispetto a non farlo e aspettare magari 5 anni? Lato investimenti, invece, un errore che si fa spesso è immaginare di ottenere dei rendimenti alti senza dover rischiare. È importante concentrarsi sulle cose che possiamo controllare. Ci sono alcune cose che nel mondo degli investimenti e della finanza non possiamo controllare, banalmente l’incertezza dei mercati. E invece ci sono tante altre cose, che magari trascuriamo, su cui invece dovremmo ragionare, riflettere: la nostra pianificazione finanziaria e quindi ad esempio i nostri obiettivi, il nostro orizzonte temporale, capire quanto rischio siamo disposti a prendere, qual è la nostra tolleranza verso le perdite e la diversificazione degli investimenti, tutti aspetti che possiamo definire ex ante.
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